MANIFESTO FUTURISTA
La data di nascita del futurismo fu segnata dal Manifesto del futurismo, pubblicato nel 1909 dallo scrittore Filippo Tommaso Marinetti. Nacque come reazione alla cultura borghese dell'Ottocento, compreso il decadentismo dannunziano.
Nel manifesto del futurismo Essi si dichiarano in netta contrapposizione alla “pigrizia vile” dell’arte ufficiale, incapace di proporre consistenti innovazioni in campo pittorico; il loro rifiuto categorico si estende alle forme classiche di armonia e buon gusto, alla stanca ripetizione di soggetti convenzionali, all’imitazione basata sul culto passivo del passato.
Il Manifesto tecnico della pittura futurista (11 aprile 1910) conferma queste linee di tendenza: la pittura, per “rispondere ai bisogni intellettuali del nostro tempo”, dev’essere “sensazione dinamica”, che riproduca il caos del mondo così come appare sulla “retina” dei nostri occhi (come il verso libero faceva in poesia). Arte negando passato deve rispondere ai bisogni del tempo. Tutto si muove tutto corre tutto volge rapido, figure mai stabili. Così un cavallo in corsa non ha 4 gambe ma 20. L’intenzione futurista non è rappresentare ma rivoluzionarlo, cambiarlo.
Nel testo emerge un netto rifiuto verso il passato! (delle vecchie tele, delle vecchie statue, degli oggetti vecchi e all'entusiasmo per tutto ciò che è tarlato, sudicio, corroso dal tempo). Emerge anche la figura della tecnologia che ha causato un grande mutamento all’interno dell’umanità. Bisogna rappresentare la realtà così come è, come nel passato l’uomo descriveva e rappresentava per esempio i miracoli in chiave religiosa così l’uomo deve rappresentare i miracoli della vita contemporanea. “Insorgiamo, insomma, contro la superficialità, la banalità e la facilità bottegaia e cialtrona che rendono profondamente spregevole la maggior parte degli artisti rispettati di ogni regione d’Italia. Via, dunque, restauratori prezzolati di vecchie croste! Via, archeologhi affetti da necrofilia cronica! Via, critici, compiacenti lenoni! Via, accademie gottose, professori ubbriaconi e ignoranti! Via!”
ARTE FUTURISTA
Caratteristiche della pittura futurista sono l'abolizione della prospettiva tradizionale e il moltiplicarsi dei punti di vista per esprimere il dinamico interagire del soggetto con lo spazio circostante.
Il dinamismo e la simultaneità erano i concetti chiave dell'arte futurista. In molte opere il soggetto dell'uomo non era raffigurato come in passato per la sua forma fisica, ma come una successione di movimenti di immagini come i funerali dell’anarchico Galli.
CARLO CARRÀ
Carlo Carrà è stato un pittore italiano che aderì al futurismo e poi alla corrente metafisica. Erede della tradizione ottocentesca prende parte a tutte le vicende del rinnovamento artistico dell'epoca nuova, dal Futurismo alla metafisica, Carrà collaborò al movimento futurista per sei anni. I concetti ispiratori della pittura futurista vennero pubblicati sulla rivista Lacerba, a cui egli collaborò attivamente. Carrà concepiva i suoi quadri come immagini dinamiche ma allo stesso tempo non soltanto limitate a dare la sensazione di movimento, destinate attraverso il colore, a eliminare la legge fissa di gravità dei corpi. Nel 1908 Carrà conosce Boccioni e Russolo, e dopo aver incontrato Marinetti firma Il manifesto dei pittori futuristi l'11 febbraio 1910, e il Manifesto tecnico della pittura futurista l'11 aprile 1910.
I funerali dell'anarchico Galli è un dipinto di Carlo Carrà, completato nel 1911, durante la sua fase futurista. Oggi è custodito al Museum of Modern Art di New York.
Il soggetto dell'opera sono i funerali dell'anarchico italiano Angelo Galli, ucciso nel 1904 a Milano, durante uno sciopero generale. Carrà era presente al momento dei tumulti che accompagnarono il feretro, e con l'opera decise di riproporre le emozioni sentite in quel momento. Si riconoscono le figure dei manifestanti, che corrono e si divincolano, delle guardie a cavallo, che intevengono con violenza. Attraverso la disposizione delle linee percepiamo l'impressione di caos. Il ruolo dei colori è altrettanto importante: il rosso domina su tutti e accentua il carattere aggressivo e caotico della scena.Carrà assistì personalmente all'avvenimento, e rimase molto colpito, e appena ritornato a casa realizzò un disegno della scena. Il dipinto venne realizzato poi sette anni più tardi.
Umberto Boccioni è stato un pittore e scultore italiano. Fu uno dei principali teorici ed esponenti del movimento futurista e dell'arte italiana. Dopo l'arrivo a Milano e l'incontro con i divisionisti e con Filippo Tommaso Marinetti, scrive, insieme a Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini, il Manifesto dei pittori futuristi (1910), cui seguì il Manifesto tecnico del movimento futurista (1910): obiettivo dell'artista moderno doveva essere, secondo gli estensori, liberarsi dai modelli e dalle tradizioni figurative del passato, per volgersi risolutamente al mondo contemporaneo, dinamico, vivace, in continua evoluzione. Quali soggetti della rappresentazione si proponevano dunque la città, le macchine, la caotica realtà quotidiana. Nelle sue opere, Boccioni seppe esprimere magistralmente il movimento delle forme e la concretezza della materia. Benché influenzato dal cubismo, cui rimproverò l'eccessiva staticità, Boccioni evitò nei suoi dipinti le linee rette e adoperò colori complementari. Tra le opere pittoriche più rilevanti di Boccioni si ricordano Rissa in galleria (1910),
Il 17 agosto 1916, muore in modo del tutto accidentale, cadendo dalla propria cavalla, imbizzarritasi alla vista di un autocarro.
MANIFESTAZIONE INTERVENTISTA CARRA’
"Ho abolito ogni rappresentazione di figure umane perché volevo dare l'astrazione plastica del tumulto civico" : così CarIo Carrà sintetizzò i motivi dell'opera in una lettera a Severini. L'artista affermò anche di avere voluto rappresentare il volteggiare di volantini lanciati nell'aria da un aereo su piazza del Duomo a Milano, ma questo aspetto narrativo risulta, in fondo, il meno importante dell'opera.
Dal punto di vista formale essa si presenta come un vortice centrifugo di segni resi dinamici dalla disposizione a raggiera di linee rette che si sovrappongono ' alla spirale. Due strutture geometriche che convivono, conferendo l'impressione di un suono le cui onde si propagano nell'aria. Dal punto di vista cromatico si ribadisce questo senso di espansione: i toni, dal nero prevalente del centro si risolvono in dischi successivi verso i toni giallastri e rosati della periferia. Due bandiere italiane connotano la parte bassa.
La superficie è ottenuta con la pratica del collage che ne esalta la piattezza bidimensionale, utilizzando ritagli di scritte e so- vrapposizioni a tempera su questi stessi ritagli. Alcune frasi o parole risultano riconoscibili : dal centro, “esercito”, “evviva”, “abbasso” , “strada “, “rumori” , “italiana” , “echi” eccetera: tutti termini che possono essere ricondotti agli slogan urlati nelle piazze italiane all ‘indomani dell ‘attentato di Sarajevo, l’evento che diede inizio alla Prima Guerra Mondiale. L’opera venne eseguita, appunto, a pochi giorni di distanza dall’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando e venne riprodotta sulla rivista Lacerba , il cui nome compare nel collage in alto a sinistra, il giorno in cui la Germania dichiarò guerra alla Russia (1 agosto 1914). Date queste circostanze si comprende perché il quadro, presentato con il titolo Dipinto parolibero (Festa pa- triottica), assunse in seguito quello con cui è più noto: l’interventismo irredentistico divenne per i Futuristi un punto d’onore. D’altra parte l’origine dell’opera, da un punto di vista tecnico, sta nelle parolibere di Marinetti: non a caso nell ‘angolo in alto a sinistra com- paiono i termini “Zang Tumb Tuum”, cioè esattamente quelli che Mari- netti aveva usato in una sua poesia del 1914. L’accenno ai rumori della strada reca anche un riferimento alla concezione estetica futu rista musicale, secondo cui anche nelle composizioni sonore occorreva in- serire ritagli della vita quotidiana; fu a partire da questo ulteriore col- legamento tra arte e vita che Luigi Russolo inventò gli strumenti detti “intonarumori”; proprio nel maggio del 1914, inoltre, Russolo aveva dato una rappresentazione sonora, intitolata Spirali di rumori intona- ti, alla quale questa composizione visiva sembra potersi accostare. Il collage assume un’importanza fondamentale in quanto precede tutti i collage astratti : quelli cubisti di Braque e Picasso erano rimasti comunque figurativi. Pur essendo una delle ultime opere eseguite da Carrà prima della Metafisica, Ma- nifestazione interventista risulta la più fedele ai princìpi enunciati nei Manifesti che l’autore aveva firmato con i compagni del movimento.
CARICA DI LANCIERI BOCCIONI
Questo dipinto di piccole dimensioni, uno degli ultimi realizzati da Umberto Boccioni raffigura una carica di lancieri e fa parte di una serie di dipinti di esponenti del movimenti futurista, tesi ad esaltare la guerra e favorevoli all’entrata in guerra dell’Italia (siamo nel 1915). L’opera corrisponde ad una visione eroica ed esaltante della guerra (che Marinetti definì “Unica igiene del mondo”) dove l’eroismo, il coraggio, la forza prevalgono. I lancieri in carica, raffigurati come una sequenza filmata, occupano il centro della scena, trasmettono la sensazione di una forza inarrestabile che travolge il nemico, inserito in basso a sinistra.
Le lance sono delle vere e proprie linee di forza che guidano l’occhio dell’osservatore in una direzione di lettura insolita: di solito si va da sinistra verso destra, in questo caso accade il contrario e questo trasmette la sensazione di una forza dirompente ed inarrestabile che rompe gli schemi consueti, come del resto il fatto che la cavalleria prevalga contro un nemico con armi da fuoco.
Il cavallo venne utilizzato da Boccioni in diverse occasioni, tanto per fare un esempio basti pensare al dipinto “La città che sale” dove alcuni cavalli imbizzarriti rappresentano una forza inarrestabile e incontenibili paragonata alla nuova città che cresce e si sviluppa in modo inesorabile.
Sullo sfondo l’artista, come in un collage, inserisce pagine tratte dai giornali con cronache dal fronte, per sottolineare con ulteriore forza la gesta eroiche dei lancieri e il clima generale del dipinto.
Inutile dire che tale visione eroica della guerra venne smentita dai fatti, ed anche la passione dell’artista per i cavalli gli sarà fatale visto che morì nel 1916 nei pressi di Verona proprio a causa di una caduta da cavallo.
La Neue Sachlichkeit
L'espressionismo tedesco si compone di due movimenti differenti, uno antecedente alla seconda guerra mondiale, e uno che appartiene ad un periodo di mezzo tra la fine della prima guerra mondiale e la seconda guerra mondiale.
La nuova oggettività è l'altra corrente letteraria che si va a formare all'interno dell'espressionismo tedesco. Si crea all'interno del periodo della Germania tra le due guerre. Vive quindi un periodo di ristrutturazione, che vive anche l'esperienza della repubblica di Weimar. Prima di Hitler, si tratta di un paese estremamente burocraticizzato, con una produzione legislativa abnorme, spesso in contraddizione fra di loro che rendono la società ingessata, cupa. Questa atmosfera dolente, e di frustrazione, che esce fuori dalla fine della prima guerra mondiale, si incalanerà in un sentimento di rivalsa che poi sfocerà in tragedia, la seconda guerra mondiale.
La Neue Sachlichkeit nasce con l'intento di guardare allo stato delle cose con gli occhi di un autentica oggettività, che va al di là dell'apparenza, che cerca di smascherare e di mettere a nudo la pochezza dell'esistente. Ha dei caratteri artistici che le sono peculiari, e che la rendono assolutamente originale rispetto a tutto il panorama artistico della sua epoca. Gli esponenti più importanti di questo movimento vengono da una formazione artistica strutturata, di scuola, di disciplina, ma hanno un impegno professionale che agisce in uno spettro molto più ampio rispetto a quello della pura e semplice attività artistica. Grosz e Otto Dix sono anche dei grafici, realizzano vignette satiriche, realizzano e disegnano fumetti, si impegnano nella grafica pubblicitaria.
Tutta questa articolazione di impegni è assolutamente visibile nella loro opera, assolutamente caratterizzata da un tratto grafico che è continuamente alla ricerca del taglio ironico, della rappresentazione quasi intesa in senso fumettistico, in cui il paradosso appare sempre leggibile ed evidente. È un arte che fa dell'ironia e del taglio corrosivo il suo carattere distintivo. I soggetti sono i potenti della società, sono dati dalle situazioni convenzionali, da quelle che creano una sorta di cappa sulla società, che la comprimono e la ingessano. In effetti, i personaggi di Grosz sembrano dei manichini ingessati, sembrano dei pupazzi, delle marionette. Nell'opera di Grosz si coglie una distanza programmatica, decisa dall'artista da una concezione naturalistica delle cose. Si vuole rappresentare un mondo artefatto, ma questo mondo artefatto è in realtà una lente di ingrandimento del mondo reale. È in realtà ciò che riesce a vedere l'occhio che vuol vedere, che vuole andare al di là delle apparenze.
La data di nascita del futurismo fu segnata dal Manifesto del futurismo, pubblicato nel 1909 dallo scrittore Filippo Tommaso Marinetti. Nacque come reazione alla cultura borghese dell'Ottocento, compreso il decadentismo dannunziano.
Nel manifesto del futurismo Essi si dichiarano in netta contrapposizione alla “pigrizia vile” dell’arte ufficiale, incapace di proporre consistenti innovazioni in campo pittorico; il loro rifiuto categorico si estende alle forme classiche di armonia e buon gusto, alla stanca ripetizione di soggetti convenzionali, all’imitazione basata sul culto passivo del passato.
Il Manifesto tecnico della pittura futurista (11 aprile 1910) conferma queste linee di tendenza: la pittura, per “rispondere ai bisogni intellettuali del nostro tempo”, dev’essere “sensazione dinamica”, che riproduca il caos del mondo così come appare sulla “retina” dei nostri occhi (come il verso libero faceva in poesia). Arte negando passato deve rispondere ai bisogni del tempo. Tutto si muove tutto corre tutto volge rapido, figure mai stabili. Così un cavallo in corsa non ha 4 gambe ma 20. L’intenzione futurista non è rappresentare ma rivoluzionarlo, cambiarlo.
Nel testo emerge un netto rifiuto verso il passato! (delle vecchie tele, delle vecchie statue, degli oggetti vecchi e all'entusiasmo per tutto ciò che è tarlato, sudicio, corroso dal tempo). Emerge anche la figura della tecnologia che ha causato un grande mutamento all’interno dell’umanità. Bisogna rappresentare la realtà così come è, come nel passato l’uomo descriveva e rappresentava per esempio i miracoli in chiave religiosa così l’uomo deve rappresentare i miracoli della vita contemporanea. “Insorgiamo, insomma, contro la superficialità, la banalità e la facilità bottegaia e cialtrona che rendono profondamente spregevole la maggior parte degli artisti rispettati di ogni regione d’Italia. Via, dunque, restauratori prezzolati di vecchie croste! Via, archeologhi affetti da necrofilia cronica! Via, critici, compiacenti lenoni! Via, accademie gottose, professori ubbriaconi e ignoranti! Via!”
ARTE FUTURISTA
Caratteristiche della pittura futurista sono l'abolizione della prospettiva tradizionale e il moltiplicarsi dei punti di vista per esprimere il dinamico interagire del soggetto con lo spazio circostante.
Il dinamismo e la simultaneità erano i concetti chiave dell'arte futurista. In molte opere il soggetto dell'uomo non era raffigurato come in passato per la sua forma fisica, ma come una successione di movimenti di immagini come i funerali dell’anarchico Galli.
CARLO CARRÀ
Carlo Carrà è stato un pittore italiano che aderì al futurismo e poi alla corrente metafisica. Erede della tradizione ottocentesca prende parte a tutte le vicende del rinnovamento artistico dell'epoca nuova, dal Futurismo alla metafisica, Carrà collaborò al movimento futurista per sei anni. I concetti ispiratori della pittura futurista vennero pubblicati sulla rivista Lacerba, a cui egli collaborò attivamente. Carrà concepiva i suoi quadri come immagini dinamiche ma allo stesso tempo non soltanto limitate a dare la sensazione di movimento, destinate attraverso il colore, a eliminare la legge fissa di gravità dei corpi. Nel 1908 Carrà conosce Boccioni e Russolo, e dopo aver incontrato Marinetti firma Il manifesto dei pittori futuristi l'11 febbraio 1910, e il Manifesto tecnico della pittura futurista l'11 aprile 1910.
I funerali dell'anarchico Galli è un dipinto di Carlo Carrà, completato nel 1911, durante la sua fase futurista. Oggi è custodito al Museum of Modern Art di New York.
Il soggetto dell'opera sono i funerali dell'anarchico italiano Angelo Galli, ucciso nel 1904 a Milano, durante uno sciopero generale. Carrà era presente al momento dei tumulti che accompagnarono il feretro, e con l'opera decise di riproporre le emozioni sentite in quel momento. Si riconoscono le figure dei manifestanti, che corrono e si divincolano, delle guardie a cavallo, che intevengono con violenza. Attraverso la disposizione delle linee percepiamo l'impressione di caos. Il ruolo dei colori è altrettanto importante: il rosso domina su tutti e accentua il carattere aggressivo e caotico della scena.Carrà assistì personalmente all'avvenimento, e rimase molto colpito, e appena ritornato a casa realizzò un disegno della scena. Il dipinto venne realizzato poi sette anni più tardi.
Umberto Boccioni è stato un pittore e scultore italiano. Fu uno dei principali teorici ed esponenti del movimento futurista e dell'arte italiana. Dopo l'arrivo a Milano e l'incontro con i divisionisti e con Filippo Tommaso Marinetti, scrive, insieme a Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini, il Manifesto dei pittori futuristi (1910), cui seguì il Manifesto tecnico del movimento futurista (1910): obiettivo dell'artista moderno doveva essere, secondo gli estensori, liberarsi dai modelli e dalle tradizioni figurative del passato, per volgersi risolutamente al mondo contemporaneo, dinamico, vivace, in continua evoluzione. Quali soggetti della rappresentazione si proponevano dunque la città, le macchine, la caotica realtà quotidiana. Nelle sue opere, Boccioni seppe esprimere magistralmente il movimento delle forme e la concretezza della materia. Benché influenzato dal cubismo, cui rimproverò l'eccessiva staticità, Boccioni evitò nei suoi dipinti le linee rette e adoperò colori complementari. Tra le opere pittoriche più rilevanti di Boccioni si ricordano Rissa in galleria (1910),
Il 17 agosto 1916, muore in modo del tutto accidentale, cadendo dalla propria cavalla, imbizzarritasi alla vista di un autocarro.
MANIFESTAZIONE INTERVENTISTA CARRA’
"Ho abolito ogni rappresentazione di figure umane perché volevo dare l'astrazione plastica del tumulto civico" : così CarIo Carrà sintetizzò i motivi dell'opera in una lettera a Severini. L'artista affermò anche di avere voluto rappresentare il volteggiare di volantini lanciati nell'aria da un aereo su piazza del Duomo a Milano, ma questo aspetto narrativo risulta, in fondo, il meno importante dell'opera.
Dal punto di vista formale essa si presenta come un vortice centrifugo di segni resi dinamici dalla disposizione a raggiera di linee rette che si sovrappongono ' alla spirale. Due strutture geometriche che convivono, conferendo l'impressione di un suono le cui onde si propagano nell'aria. Dal punto di vista cromatico si ribadisce questo senso di espansione: i toni, dal nero prevalente del centro si risolvono in dischi successivi verso i toni giallastri e rosati della periferia. Due bandiere italiane connotano la parte bassa.
La superficie è ottenuta con la pratica del collage che ne esalta la piattezza bidimensionale, utilizzando ritagli di scritte e so- vrapposizioni a tempera su questi stessi ritagli. Alcune frasi o parole risultano riconoscibili : dal centro, “esercito”, “evviva”, “abbasso” , “strada “, “rumori” , “italiana” , “echi” eccetera: tutti termini che possono essere ricondotti agli slogan urlati nelle piazze italiane all ‘indomani dell ‘attentato di Sarajevo, l’evento che diede inizio alla Prima Guerra Mondiale. L’opera venne eseguita, appunto, a pochi giorni di distanza dall’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando e venne riprodotta sulla rivista Lacerba , il cui nome compare nel collage in alto a sinistra, il giorno in cui la Germania dichiarò guerra alla Russia (1 agosto 1914). Date queste circostanze si comprende perché il quadro, presentato con il titolo Dipinto parolibero (Festa pa- triottica), assunse in seguito quello con cui è più noto: l’interventismo irredentistico divenne per i Futuristi un punto d’onore. D’altra parte l’origine dell’opera, da un punto di vista tecnico, sta nelle parolibere di Marinetti: non a caso nell ‘angolo in alto a sinistra com- paiono i termini “Zang Tumb Tuum”, cioè esattamente quelli che Mari- netti aveva usato in una sua poesia del 1914. L’accenno ai rumori della strada reca anche un riferimento alla concezione estetica futu rista musicale, secondo cui anche nelle composizioni sonore occorreva in- serire ritagli della vita quotidiana; fu a partire da questo ulteriore col- legamento tra arte e vita che Luigi Russolo inventò gli strumenti detti “intonarumori”; proprio nel maggio del 1914, inoltre, Russolo aveva dato una rappresentazione sonora, intitolata Spirali di rumori intona- ti, alla quale questa composizione visiva sembra potersi accostare. Il collage assume un’importanza fondamentale in quanto precede tutti i collage astratti : quelli cubisti di Braque e Picasso erano rimasti comunque figurativi. Pur essendo una delle ultime opere eseguite da Carrà prima della Metafisica, Ma- nifestazione interventista risulta la più fedele ai princìpi enunciati nei Manifesti che l’autore aveva firmato con i compagni del movimento.
CARICA DI LANCIERI BOCCIONI
Questo dipinto di piccole dimensioni, uno degli ultimi realizzati da Umberto Boccioni raffigura una carica di lancieri e fa parte di una serie di dipinti di esponenti del movimenti futurista, tesi ad esaltare la guerra e favorevoli all’entrata in guerra dell’Italia (siamo nel 1915). L’opera corrisponde ad una visione eroica ed esaltante della guerra (che Marinetti definì “Unica igiene del mondo”) dove l’eroismo, il coraggio, la forza prevalgono. I lancieri in carica, raffigurati come una sequenza filmata, occupano il centro della scena, trasmettono la sensazione di una forza inarrestabile che travolge il nemico, inserito in basso a sinistra.
Le lance sono delle vere e proprie linee di forza che guidano l’occhio dell’osservatore in una direzione di lettura insolita: di solito si va da sinistra verso destra, in questo caso accade il contrario e questo trasmette la sensazione di una forza dirompente ed inarrestabile che rompe gli schemi consueti, come del resto il fatto che la cavalleria prevalga contro un nemico con armi da fuoco.
Il cavallo venne utilizzato da Boccioni in diverse occasioni, tanto per fare un esempio basti pensare al dipinto “La città che sale” dove alcuni cavalli imbizzarriti rappresentano una forza inarrestabile e incontenibili paragonata alla nuova città che cresce e si sviluppa in modo inesorabile.
Sullo sfondo l’artista, come in un collage, inserisce pagine tratte dai giornali con cronache dal fronte, per sottolineare con ulteriore forza la gesta eroiche dei lancieri e il clima generale del dipinto.
Inutile dire che tale visione eroica della guerra venne smentita dai fatti, ed anche la passione dell’artista per i cavalli gli sarà fatale visto che morì nel 1916 nei pressi di Verona proprio a causa di una caduta da cavallo.
La Neue Sachlichkeit
L'espressionismo tedesco si compone di due movimenti differenti, uno antecedente alla seconda guerra mondiale, e uno che appartiene ad un periodo di mezzo tra la fine della prima guerra mondiale e la seconda guerra mondiale.
La nuova oggettività è l'altra corrente letteraria che si va a formare all'interno dell'espressionismo tedesco. Si crea all'interno del periodo della Germania tra le due guerre. Vive quindi un periodo di ristrutturazione, che vive anche l'esperienza della repubblica di Weimar. Prima di Hitler, si tratta di un paese estremamente burocraticizzato, con una produzione legislativa abnorme, spesso in contraddizione fra di loro che rendono la società ingessata, cupa. Questa atmosfera dolente, e di frustrazione, che esce fuori dalla fine della prima guerra mondiale, si incalanerà in un sentimento di rivalsa che poi sfocerà in tragedia, la seconda guerra mondiale.
La Neue Sachlichkeit nasce con l'intento di guardare allo stato delle cose con gli occhi di un autentica oggettività, che va al di là dell'apparenza, che cerca di smascherare e di mettere a nudo la pochezza dell'esistente. Ha dei caratteri artistici che le sono peculiari, e che la rendono assolutamente originale rispetto a tutto il panorama artistico della sua epoca. Gli esponenti più importanti di questo movimento vengono da una formazione artistica strutturata, di scuola, di disciplina, ma hanno un impegno professionale che agisce in uno spettro molto più ampio rispetto a quello della pura e semplice attività artistica. Grosz e Otto Dix sono anche dei grafici, realizzano vignette satiriche, realizzano e disegnano fumetti, si impegnano nella grafica pubblicitaria.
Tutta questa articolazione di impegni è assolutamente visibile nella loro opera, assolutamente caratterizzata da un tratto grafico che è continuamente alla ricerca del taglio ironico, della rappresentazione quasi intesa in senso fumettistico, in cui il paradosso appare sempre leggibile ed evidente. È un arte che fa dell'ironia e del taglio corrosivo il suo carattere distintivo. I soggetti sono i potenti della società, sono dati dalle situazioni convenzionali, da quelle che creano una sorta di cappa sulla società, che la comprimono e la ingessano. In effetti, i personaggi di Grosz sembrano dei manichini ingessati, sembrano dei pupazzi, delle marionette. Nell'opera di Grosz si coglie una distanza programmatica, decisa dall'artista da una concezione naturalistica delle cose. Si vuole rappresentare un mondo artefatto, ma questo mondo artefatto è in realtà una lente di ingrandimento del mondo reale. È in realtà ciò che riesce a vedere l'occhio che vuol vedere, che vuole andare al di là delle apparenze.